Sopravvissuta

Il liceo è un mondo nuovo, in tutti i sensi. Per una ragazzina come me, timida e introversa, fu molto difficile abituarsi. Avevo le migliori intenzioni, ero sicura che mi sarei trovata bene, avrei stretto nuove amicizie e tutto il resto. Purtroppo non andò così.

I mesi passavano ed io non riuscivo ad integrarmi, i compagni mi isolavano. Scoprii l’esistenza del “branco”: c’erano le leggi di integrazione, i “canoni” che dovevi rispettare, bisognava adeguarsi in tutto e per tutto per essere accettati. In poche parole: o ti pieghi o ti spezzi. E io, da sempre anticonformista, ribelle e indipendente, non mi piegai. Furono gli anni peggiori di tutta la mia vita.

Quando in televisione parlano di bullismo dicono sempre che bisogna chiedere aiuto agli adulti.

Ma come si distrugge l’indifferenza, complice silenziosa dell’ingiustizia?

Non ne parlai subito alla mia famiglia, ma non ci voleva una laurea per capire che qualcosa non andava. Stavo cambiando, non mi aprivo più, non sorridevo più. Tentavo di sopravvivere e maledivo ogni giorno quella scuola, mi sentivo una formica vivisezionata e passata al microscopio, punita per ogni minima anomalia. Iniziai a odiare me stessa, la mia personalità, il mio corpo, ogni cosa che mi rendeva quella che ero. Perché ero diversa e non andavo bene e purtroppo, ci credevo veramente. Ero diversa nel modo di vestire, nel mio atteggiamento nei confronti degli adulti, nella mia concezione del frequentare un ragazzo, avevo dei valori e dei principi che non erano “di moda”.

Non fu un bene per la mia timidezza che se già da prima mi condizionava la vita, ormai era andata anche peggiorando. L’unico modo che conoscevo per difendermi era chiudermi in me stessa ancora di più.

Diverse volte pensai di cambiare scuola, arrendermi.

Ad un certo punto fu inevitabile rivolgersi agli adulti, ma non servì a niente. Se ne lavarono le mani, fu più facile dare la colpa a me, “È troppo sensibile” dissero ai miei genitori, “Avrebbe bisogno dell’aiuto di qualcuno” suggerirono un paio.

Mi impegnai al massimo per cinque anni, nel tentativo di essere premiata come meritavo nel rendimento. Invece mi fu abbassata la condotta e il voto finale alla maturità, grazie a quegli adulti che scelsero la via più facile piuttosto che quella giusta.

Queste esperienze sono destinate a cambiare una persona per sempre.

Per molto tempo dentro di me non riuscii a fare chiarezza, non sapevo se mi piacevo, mi chiedevo se ero sbagliata veramente. Poi però grazie alla mia famiglia e alle uniche vere amiche che ho mai avuto, mi ritrovai. Anche se non ero più la stessa.

Col tempo mi sono resa conto di non sapermi più fidare facilmente, di non riuscire ad evitare di difendermi a prescindere.

Si dice sempre che bisogna essere se stessi, bisogna fare la differenza, ma poi non lo fa nessuno e quei pochi che lo fanno vengono emarginati.

La sensibilità e la timidezza non sono una debolezza. La vera debolezza è adeguarsi e non ribellarsi, essere indifferenti a chi ha bisogno di aiuto, accettare che le cose vadano in un unico modo per paura, perché non si ha il coraggio di essere se stessi.

In queste circostanze bisogna fare appello ad una forza che magari ancora non si possiede, stringere i denti fino alla fine e non arrendersi mai, perché questi esseri non aspettano altro. Che pensino e dicano di noi quello che vogliono, soltanto noi sappiamo chi siamo veramente. Non diamo potere a questi mostri, dentro sono vuoti e privi di spessore. Non sono nessuno.

E chiedete aiuto agli adulti, per fortuna di intelligenti ne esistono ancora.

Io sono fiera di me. Fiera della persona che sono stata e di quella che sono diventata. Mi dispiace essere stata troppo buona con chi non meritava niente, di avere voluto bene a persone che al momento opportuno mi hanno voltato le spalle. Ma non mi pento. Non mi pento di non essermi piegata, di non aver rinunciato a me stessa solo per farmi “accettare” da un branco di pecore. Non mi pento della persona onesta, giusta, forte, anticonformista, ribelle e diversa che ero e sarò sempre.

Francesca Lizzio


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10 pensieri su “Sopravvissuta

  1. Ho decisamente amato questo post 🙂 Per mia fortuna, non ho mai avuto minacce fisiche ma ricordo i tre anni delle medie come i peggiori della mia vita. Anche io,come l’autrice del post, ero una bambina che non aveva idea di cosa fosse la cattiveria e per tre anni non ho avuto un’amica. Citando Pirandello “ero solo,in tutto il mondo solo,e sentivo il peso di questa eterna solitudine”. Ricordo che scrivevo spesso sul mio diario che mi sentivo trasparente, solo perché non avevo le scarpe di marche,mettevo le calze di lana ed ero l’unica alla quale piacesse studiare. L’anno scorso ho partecipato in una scuola ad un progetto sul bullismo e per primo abbiamo dovuto fare un corso con una psicologa. Questa ci diceva che il bullo andava capito,perché di solito è una persona che ha problemi familiari ed è lui stesso vittima delle sue condizioni. Quando mi sono trovata faccia a faccia con dei bambini che piangevano perché venivano esclusi,che a malapena riuscivano a sentir parlare di bullismo senza sentirsi male,proprio non me la sono sentita di dire “dai,siate voi a capire loro”,perché questi sono anni di crescita che segnano a vita,che hanno il maggior peso sulla propria personalità,sull’autostima che davvero va a farsi fottere. I bambini sanno essere cattivi e se ci sono persone che si spiegano ma non si spezzano,c’è chi si spezza,chi si frantuma. Non se ne parlerà mai abbastanza e gli adulti,forse dimenticando di essere stati bambini anche loro,non capiranno mai abbastanza quanto si soffra,quanto i “tanto passerà/tanto sono loro gli stupidi” servano davvero a poco quando si è piccoli,innocenti e soli.

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    1. Se si insegnassero ogni giorno e in ogni circostanza fin da bambini certi valori, la violenza in ogni sua forma sarebbe qualcosa di isolato e di poco temuto, gli adulti stessi avrebbero il coraggio di eliminarla qualora si presentasse.
      Quando mi capitarono quegli eventi, un’amica mi difese andando direttamente e di sua spontanea volontà dal Preside. Lo trovò intento a fare un solitario e quando lei gli spiegò la situazione, lui rispose “Io non posso farci niente”.
      Gli adulti a volte non hanno il coraggio di essere adulti come dovrebbero.
      Il mio obiettivo nel raccontare la mia storia è cercare nel mio piccolo di far conoscere una realtà che tutti vogliono ignorare, affinché magari chi la conosce si senta meno solo.
      Basterebbe veramente poco per evitare o almeno, per arginare, cose del genere.

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  2. La tua storia mi ha colpita perchè assomiglia un po’ alla mia, con l’unica differenza che quando scoprirono che subii una molestia sessuale mi diedero tutti della “facile”. Insomma da “lesbica” o “suora” sono arrivata alla nomea di puttana. Il bullismo spesso è generato da pregiudizi, spesso sessisti quando le vittime sono donne. Dall’omofobia allo slut-shaming si passa in un batter d’occhio e questo penso che vada contrastato con l’educazione sessuale e un progresso culturale che credo debba essere instaurato nelle famiglie. Perché la maggior parte delle vittime subiscono bullismo a scopo razziale, sessista o omofobico

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  3. Cosa posso dire? Brava! Mi è piaciuto come hai raccontato la tua storia, anche perché io non ci sono mai riuscita a raccontare per intero la mia, mi sono sempre detta: – un giorno lo farò. – Ma non l’ho mai fatto.
    I miei problemi sono stati alle elementari e in parte alle medie, allora non mi rendevo conto di quello che mi succedeva, avevo solo una grande rabbia, percepivo gli insegnanti come ostili, ogni mio comportamento era sbagliato ed era a dimostrazione che gli altri avevano ragione ed ero io quella sbagliata. Io sono stata bocciata in prima elementare, per problemi comportamentali, ma la mia era, la reazione a una situazione che nessuno ha mai voluto vedere. Superai le elementari e le medie con scarsi risultati scolastici, ma soprattutto con bassa autostima. Alle superiori è cambiato tutto, dalla provincia sono andata a studiare in città, nuovi compagni, nuove amicizie, mi sono resa conto che non ero io quella sbagliata. Le superiori sono state la svolta della mia vita, anche se inizialmente io ero molto chiusa e diffidente verso gli altri, sono stata accolta e accettata per quella che ero, e apprezzata anche dagl’insegnati, dai pessimi risultati delle medie ai buoni delle superiori senza nessuno sforzo..

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